Sul finire del paleolitico (circa 10.000 anni a.C.), di pari passo al ritiro dei ghiacci, il clima dell'Africa divenne più secco e l'enorme lago interno africano si ritirò gradatamente divenendo l'attuale Nilo. Tale ritrarsi lasciò nell'area del deserto libico otto terrazzamenti; la lontananza dall'acqua fece sì che le popolazioni lentamente migrassero verso quanto restava del lago raggiungendo, in conclusione, le rive del fiume che si presentavano paludose, acquitrinose, ben fornite di pesce, ma anche abitate da fauna varia, anche predatoria, ugualmente spinta verso l'acqua dal costante ritrarsi delle acque. Le prime culture, considerando l'inospitalità dei luoghi, furono perciò di carattere nomade, specialmente per seguire la selvaggina, praticare la pesca e raccogliere radici commestibili, fino all'avvento di popolazioni provenienti, verosimilmente, dall'area siro-palestinese che introdussero tecniche agricole per la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino.
Di pari passo con l'acquisizione delle competenze agricole, agevolate anche dalla fertilità dei luoghi, aumentò la stanzialità di nuclei che si riunirono in villaggi. La produzione su vasta scala, oltre che dalla facilità di produzione agricola, ebbe ulteriore spinta dalla pari facilità con cui, grazie al clima secco, potevano essere immagazzinati i cereali prodotti. Si passò perciò, gradatamente, da una cultura nomade e semi-nomade a una stanziale e agricola che consentiva: la produzione del necessario, l'immagazzinamento del superfluo, la specializzazione degli artigiani, la creazione di mestieri aderenti al nuovo corso, l'addomesticamento del bestiame, la pianificazione del futuro e anche l'impiego del tempo libero. Conseguenza di tale stato fu un notevole incremento demografico e l'inizio anche dei primi lavori di imbrigliamento delle acque sia per la conservazione che, specialmente, per l'ampliamento delle zone coltivabili.
Ne conseguì l'acquisizione di una coscienza civile alla luce della quale ci si rese conto che il lavoro poteva essere maggiormente efficace attraverso la riunione e la collaborazione di più nuclei/villaggi; da questo derivò la naturale conseguenza di ricorrere a strutture di governo in grado di indirizzare l'operato della comunità. Nacque così l'unificazione di parti del Paese sotto un unico capo e l'unione di nuclei più piccoli in aggregazioni a livello provinciale, quelli che, in epoca storica, verranno chiamati nomòi.
Il Periodo Preistorico Antico vede perciò la struttura del Paese già embrionalmente bipartita tra Alto e Basso Egitto, in cui nascono e prosperano culture che riconoscono preminenza a località specifiche non ancora, tuttavia, individuabili come vere e proprie capitali.
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