La civiltà villanoviana è la fase più antica della civiltà etrusca. Il termine «villanoviano» deriva dal nome di un piccolo paese nella periferia di Bologna dove, nel 1853, il conte Giovanni Gozzadini, appassionato archeologo, rinvenne un sepolcreto che aveva delle caratteristiche molto particolari. L'elemento che distingueva le sepolture era il vaso ossuario (cioè contenente i resti del defunto) a forma biconica, con una piccola scodella per coperchio, deposto in un vano protetto da lastroni di pietra. Gli studiosi ritengono che ci sia stata una fase «preparatoria» di questa cultura, detta protovillanoviana riferita all'Età del Bronzo finale (XII-X secolo a.C.); cultura diffusa nel Mantovano, nell'Umbria, in Toscana, nel Lazio, in Campania, in Sicilia e nell'isola di Lipari. Ci sono già tutte le premesse che poi condurranno al periodo villanoviano vero e proprio; esse non ebbero ulteriore sviluppo nei paesi meridionali per l'apparire precoce di quegli influssi che portarono alla colonizzazione greca (VIII secolo a.C.)
Uno degli elementi che più spesso si notano – proprio perché legato alla sepoltura delle ceneri dei defunti (incinerazione) – è l'ossuario. Ne esistono molti tipi, spesso lavorati con finissima arte: l'effetto artistico è dato da rette, segmenti, depressioni e disegni geometrici; eppure, spesso la pasta di argilla, che veniva chiamata «ceramica d'impasto», è piuttosto rozza.
Wikipedia: Etruschi / Cultura villanoviana