Il rescritto di Traiano a Plinio il Giovane è un rescritto imperiale inviato dall'imperatore Traiano a Plinio il Giovane, legatus augusti di Bitinia e Ponto per due anni nel 111 e nel 112. La richiesta inoltrata da Plinio il Giovane a Traiano e la successiva risposta dell'Imperatore costituiscono una delle prime testimonianze dei cristiani nell'impero romano.
La risposta indirizzata dall'imperatore al governatore chiariva la condotta da seguire nel confronto tra l'autorità romana e la realtà dell'incipiente fenomeno cristiano. Plinio, dopo aver condotto a morte alcuni cristiani e averne piegato all'abiura formale altri (egli parla del cristianesimo come di superstitionem pravam et immodicam), impressionato dal loro grande numero, inviò nell'anno 112 all'imperatore una lettera in cui chiedeva istruzione sul metodo da seguire verso di loro. Dal punto di vista di Plinio, i cristiani apparivano rei di laesa maiestas verso l'imperatore, in quanto rifiutavano di rendere omaggio alla statua dell'imperatore (che era omaggiato come figura divina), per loro un atto di offesa all'unico vero Dio e a Cristo. I termini del problema consistevano nella opportunità di condannare i cristiani in quanto tali oppure in quanto colpevoli di qualcosa.
Il rescritto di Traiano fu chiaro in questo: essi andavano puniti in quanto cristiani, ma solo se colpiti da denuncia dell'autorità su segnalazione individuale.
L'imperatore prescrisse a Plinio una serie di raccomandazioni:
Di non fare d'ufficio alcuna ricerca di cristiani a fini persecutori;
Se essi fossero stati denunciati e confessi sarebbero stati da punire;
Vietava di dare seguito alle denunce anonime, da non doversi accettare in alcun modo.
Wikipedia: Rescritto di Traiano a Plinio il Giovane