Filone di Alessandria, noto anche come Filone giudeo (Alessandria d'Egitto, 20 a.C. circa – 45 d.C. circa), è stato un filosofo ebreo antico naturalizzato romano vissuto in epoca imperiale. Si impegnò a risolvere i problemi posti dal rapporto tra l'Antico Testamento e la rivelazione in esso contenuta, da un lato, e i risultati dell'indagine filosofica, dall'altro. Nelle opere di Flavio Giuseppe si possono trovare i pochi dettagli biografici che lo riguardano. Sebbene i nomi dei suoi genitori non siano noti, Filone proveniva da famiglia nobile, onorata e benestante. A suo padre, o a suo nonno, Gaio Giulio Cesare aveva concesso la cittadinanza romana. Filone aveva due fratelli, l'alabarca Tiberio Giulio Alessandro Maggiore e Lisimaco. Nel suo trattato De Providentia, Filone riferisce che si recava frequentemente in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici a Dio. Questo avveniva, con ogni probabilità, nello stesso periodo in cui fu attivo in Galilea e Giudea Gesù di Nazareth. Coltissimo esponente della potente comunità ebraica di Alessandria, sede della più importante biblioteca del tempo, nel 39 d.C. fece parte della delegazione inviata a Roma presso l'imperatore romano Caligola per protestare contro le vessazioni subite dagli Ebrei per mano di Flacco, governatore della città.

Egli fu forse il primo esegeta che con una certa sistematicità commentò testi biblici, da lui conosciuti verosimilmente nella traduzione in lingua greca, e fu profondo conoscitore dell'Antico Testamento. La sua originalità consiste nell'aver interpretato la Bibbia secondo la filosofia in particolare platonica – tuttavia sono presenti anche elementi tratti dallo stoicismo, dall'epicureismo e da altre correnti filosofiche ellenistiche. Egli vede nella teoria del demiurgo (esposta da Platone nel suo Timeo), il Dio creatore ebraico. Il platonismo lo influenza anche per quanto concerne la dottrina dell'esistenza di Dio: Dio è ineffabile e il linguaggio non è uno strumento sufficiente per esprimerne l'essenza. Affermò che il Dio personale dell'Antico Testamento dovesse prevalere su quello dei filosofi. Fu il primo ad asserire che Dio è ineffabile e innominabile. Egli è massima generalità e semplicità, ma privo di antropomorfismo. Descrisse il Logos come una sostanza spirituale incorporea e come il mediatore della creazione. Fu il primo filosofo a introdurre la parola greca ἔκστασις (estasi), utilizzata per indicare, nelle sue parole, "lo stato d’animo di un uomo ispirato e posseduto da Dio", esemplificato dai profeti.

Filone teorizzò il metodo dell'interpretazione allegorica fondata sulla distinzione tra due significati presenti nel testo: la lettera e lo spirito; lo spirito racchiude il significato più autentico. I testi mosaici del Pentateuco, contenenti la descrizione della creazione e le fondamentali leggi divine, insieme con gli altri testi accorpati a questi, furono da Filone, accanto al loro significato più immediato e letterale, arricchiti di un significato allegorico. Questo modo di leggere i testi biblici ebbe di lì a breve molta fortuna e costituì il metodo interpretativo principale per la tradizione neoplatonica di area ebraica.

 

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