Questa fase è stata recepita da una tradizione storiografica che ha le sue radici nel XIX secolo come un periodo di stagnazione chiamato medioevo ellenico, facendo un parallelo con i secoli considerati "bui" del Medioevo dell'era volgare. L'inizio di quest'epoca sarebbe stato causato dalla presunta invasione dorica e dei cosiddetti Popoli del Mare, i quali maneggiavano armi di ferro, che avrebbero disperso facilmente così i già indeboliti Micenei. Questa fase sarebbe terminata quando la civiltà greca sarebbe stata incanalata in un rinascimento che fece espandere il mondo greco dal Mar Nero fino alla Spagna. Verso la fine del IX secolo a.C. il mondo greco fu interessato da una progressiva trasformazione politica ed economica, caratterizzata dall'incremento demografico, dal contatto con le popolazioni ricche e progredite delle isole orientali dell'Egeo e delle coste dell'Asia Minore e da una ripresa degli scambi commerciali. Lentamente l'istituto monarchico perse il proprio potere a favore dell'aristocrazia, che nell'VIII secolo a.C. prese il potere in tutta l'area egea. Sorsero così le poleis, delle città-stato, che divennero veri e propri centri politici, economici e militari, retti da governi autonomi e indipendenti. Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. vi fu un fenomeno migratorio che ebbe notevoli ripercussioni sull'assetto sociale, politico ed economico della Grecia arcaica.
La colonizzazione greca, causata dai gravi contrasti di classe', dalle guerre tra città e dall'aumento della popolazione, che fece crescere il fabbisogno di terre e materie prime, interessò sia l'area orientale (Tracia e Mar Nero), sia quella occidentale (Italia meridionale, Francia e Spagna). Tra le conseguenze socio-economiche di questa colonizzazione vi furono l'espansione e l'incremento degli scambi commerciali e delle attività artigianali ed industriali e l'introduzione della moneta, favorendo la formazione di una nuova classe di commercianti ed industriali, che progressivamente misero in crisi il predominio dell'aristocrazia. Il periodo classico, a volte chiamato periodo ellenico, si estende grossomodo tra il V e il IV secolo a.C., convenzionalmente terminando con la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. Il periodo classico in questo senso segue l'epoca arcaica ed è a sua volta seguito dall'epoca ellenistica.
All'inizio del V secolo a.C. le guerre persiane opposero i Greci ai Persiani dell'Impero achemenide. Esse furono caratterizzate dalla rivolta delle città greche asiatiche contro la dominazione persiana e l'intervento di Atene in loro favore. Le due spedizioni militari dei sovrani Dario I e Serse costituirono i due principali episodi militari del conflitto, che si concluse con la vittoria delle città greche condotte da Atene e Sparta. Dopo la vittoria sui Persiani, nel 477, Atene, consolidata la propria supremazia navale, si fece promotrice dell'istituzione della Lega di Delo o Lega delio-attica. Intorno al 460 comparve sulla scena ateniese Pericle, capo del "partito" popolare. La crescita della potenza ateniese entrò presto in conflitto con la Lega peloponnesiaca, guidata da Sparta. Un primo scontro tra le due città si concluse nel 445 con una pace trentennale, di poco posteriore alla pace di Callia, stipulata tra Atene e la Persia. La guerra fu combattuta tra il 431 a.C. ed il 404 a.C., con protagoniste Sparta e Atene e le rispettive coalizioni, e fu caratterizzata da tre fasi: nella prima, la fase Archidamica, Sparta effettuò continui attacchi contro l'Attica, mentre Atene utilizzava la propria potente flotta per colpire le coste del Peloponneso.
Questo periodo di scontri si concluse nel 421 a.C. con la firma della pace di Nicia; al 415 a.C. risale infatti la spedizione ateniese in Sicilia; nel 413 a.C. si apre la fase Deceleica, caratterizzata dall'intenzione spartana di fomentare moti di ribellione tra le forze sottoposte ad Atene; questa strategia, unita agli aiuti economici provenienti dalla Persia e all'incapacità ateniese di difendersi, portò nel 404 a.C. alla vittoria della Lega del Peloponneso. La guerra del Peloponneso cambiò il volto della Grecia antica: Atene, che dalle guerre persiane aveva visto crescere enormemente il proprio potere, dovette sopportare alla fine dello scontro con Sparta un gravissimo crollo in favore della forza egemone del Peloponneso. Tutta la Grecia interessata dalla guerra risentì fortemente del lungo periodo di devastazione, sia dal punto di vista della perdita di vite umane sia da quello economico. Nel 401 Sparta inviò in Asia un corpo di 13.000 mercenari per sostenere Ciro il Giovane nel suo tentativo di rovesciare il fratello Artaserse II e salire così sul trono dell'impero persiano. Nell'estate del 395 a.C. scoppiò la guerra in Grecia e Tebe, Atene, Argo e Corinto si allearono in funzione antispartana, dando vita alla guerra corinzia. Questa si concluse nel 387, con la "pace del re" o trattato di Antalcida, le cui clausole sancivano il dominio persiano sulle città dell'Asia minore e l'autonomia delle città greche della madrepatria.
Seguirono altri conflitti tra Sparta e Tebe, fino alla sconfitta spartana nella battaglia di Leuttra (luglio 371). Il risultato della battaglia sancì la fine della supremazia di Sparta, costretta a sciogliere la Lega peloponnesiaca, e l'affermazione di Tebe come potenza egemone in Grecia. L'esasperazione dei cittadini nei confronti delle interminabili guerre tra le città portò alla convinzione che la pace e l'unità potessero essere raggiunte solo attraverso l'intervento di un principe straniero. Così Filippo II di Macedonia, la cui casa reale si era ellenizzata dai tempi delle guerre persiane, riuscì ad entrare nelle discordie tra i greci e ad imporre la sua talassocrazia. Con le imprese del figlio di Filippo, Alessandro Magno, cessarono tutte le libertà delle polis greche. I successi del principe macedone furono visti però come il coronamento di un sogno: la grande vittoria della Grecia unita contro il popolo persiano. A rafforzare il sostegno verso Alessandro, fu l'ambizione stessa del giovane condottiero, che intendeva varcare l'Ellesponto, per conquistare il mondo e creare un regno universale, coeso dalla cultura greca. La spedizione di Alessandro Magno (334-323 a.C.) può, per importanza e conseguenze, essere considerata uno degli eventi epocali nella storia del mondo antico. La portata di quella che è stata chiamata la rivoluzione alessandrina fu talmente rilevante, per le implicazioni politiche e per i mutamenti culturali che ingenerò, da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta ellenistica.
Dopo le vittorie del Granico e di Isso, Alessandro occupò l'Egitto, fondando la città di Alessandria. Nell'autunno del 331 Alessandro sconfisse Dario III a Gaugamela ed occupò Babilonia, Susa e Persepoli, decretando la fine dell'impero persiano. Ormai in fuga, Dario III fu assassinato dai suoi stessi generali nel luglio del 330. Alessandro intraprese la conquista dell'India, ma, dopo aver attraversato l'Indo e vinto il rajah Poro nella battaglia dell'Idaspe, fece ritorno a Babilonia. Nel giugno del 323 il grande re macedone morì a Babilonia per una febbre malarica; tramontò così il suo sogno della realizzazione di un impero universale. Grazie alle sue conquiste, la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo e orientale, ingenerando tali mutamenti culturali da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta ellenistica. Dopo la morte di Alessandro, ci fu un'accesa lotta fra i suoi successori, i Diadochi. Nel 323 a.C. il generale Perdicca regge l'Impero in nome del figlio di Alessandro; Antipatro ottiene il controllo della Macedonia e della Grecia, mentre Antigono controlla la Frigia e la Lidia, Tolomeo I l'Egitto e Lisimaco la Tracia.
Ma dopo la morte di Antipatro (319 a.C.) e l'assassinio dei familiari di Alessandro, cominciano le dispute; infatti Antigono condanna a morte Eumene di Cardia e mira a diventare unico signore ma gli altri non vogliono lasciare i loro domini, si arriva così alla Guerra dei Diadochi (315 a.C.-301 a.C.). La battaglia di Ipso decreta la sconfitta di Antigono e la creazione di quattro regni:, alla fine della quale, nel 281 a.C., il suo enorme impero fu smembrato in tre grandi regni. A partire dal 215 a.C., Roma intervenne in Grecia più volte in occasione delle guerre macedoniche a causa dell'alleanza stretta da Annibale con Filippo V di Macedonia. Dopo aver ottenuto l'alleanza di Atene, del regno di Pergamo e della Lega etolica, i Romani sbarcarono in Grecia e nel 197 a.C. il console Tito Quinzio Flaminino sconfisse Filippo nella battaglia di Cinocefale. La pace che seguì stabilì l'alleanza tra Roma e la Macedonia e il ritiro di ogni guarnigione macedone dalla Grecia. La libertà della Grecia fu proclamata da Flaminino durante i Giochi istmici di Corinto, mandando la folla in delirio. L'anno dopo i Romani evacuarono la Grecia, ma gli Etoli, delusi dalle clausole della pace che giudicavano penalizzanti per se stessi, assunsero un atteggiamento ostile verso Roma.
Nel 193 a.C. il re seleucide Antioco III il Grande sbarcò in Grecia, deciso a porla sotto la propria egemonia. I Romani sconfissero Antioco nella battaglia delle Termopili, costringendolo ad evacuare la Grecia e tornare in Asia. Alla morte di Filippo V, nel 179 a.C., salì sul trono di Macedonia il figlio Perseo, il quale desiderava ripristinare l'egemonia macedone sulla Grecia. In seguito alla sua sconfitta nella battaglia di Pidna, la Macedonia fu suddivisa in quattro repubbliche che non dovevano avere alcun rapporto tra loro. Successivamente, nel 146 a.C. gli Achei furono sconfitti nella battaglia di Corinto, che fu poi rasa al suolo; la Grecia e la Macedonia divennero, così, province della Repubblica romana.
Wikipedia: Antica Grecia Storia dell'antica Grecia