I Frigi erano una popolazione indoeuropea storicamente stanziata nell'Anatolia centro-occidentale, in una regione che da loro prese il nome di Frigia, dove appunto vi si stabilirono nel XII secolo a.C. circa; in seguito si estesero ulteriormente verso oriente, occupando l'intero bacino del fiume Halys, ed occidente, fin quasi alle coste del Mare Egeo. La loro capitale fu Gordio. Il loro regno toccò l'apogeo nel VII secolo a.C., quando regnarono, secondo la tradizione mitologica, i sovrani Gordio e Mida. Devastata da un'incursione dei Cimmeri, la Frigia entrò progressivamente in decadenza e i Frigi divennero sudditi di nuove potenze regionali emergenti, fino a essere ridotti al rango di schiavi. La loro autonomia venne definitivamente soppressa dall'invasione dei Galati, nel 275 a.C.
Le fonti antiche, soprattutto greche, testimoniano l'elevata abilità dei Frigi nelle arti, tanto da ritenerli inventori di strumenti musicali, ricami e forme letterarie. L'etnonimo "Frigi" deriva dal termine con il quale il popolo era identificato dai Greci, che li consideravano affini ai Macedoni e ai Traci, e corrisponde sostanzialmente all'endoetnonimo "Βρίγες" (Briges). Altre fonti antiche, nella fattispecie assire, li designano invece con il termine di Muski, dalla radice mus-/mys- che ricorre anche in Moesi e Misi, altri popoli balcanici affini ai Traci che forse gli Assiri non distinguevano dai Frigi. In alternativa, Igor' Michajlovič D'jakonov ha anche ipotizzato che Muski designasse gli Armeni, con il morfema -k tipico del plurale della lingua armena; anche in questo caso, si tratterebbe di una confusione tra i due popoli risalente all'epoca del loro insediamento in Anatolia, pressoché contemporanea.
Staccatisi dal ceppo indoeuropeo nel tardo III millennio a.C., probabilmente nel XXIII-XXII secolo a.C., i Frigi mossero dalle originarie steppe tra Caucaso e Mar Nero verso la Penisola Balcanica, in un movimento migratorio plurisecolare. Sulla base delle prove archeologiche, alcuni studiosi come Nicholas Hammond e Eugene N. Borza sostengono che i Frigi furono membri della cultura lusaziana che migrarono nei Balcani meridionali durante la tarda Età del Bronzo. Non è nota la data esatta del passaggio dei Frigi dai Balcani all'Anatolia, dove tuttavia risultano certamente presenti nel XII secolo a.C. Probabilmente furono loro, assieme ai Kaska, ad abbattere definitivamente l'Impero ittita, insediandosi sul suo territorio. La prima menzione dei Frigi (Mushki) si deve a fonti assire: ancora nel XII secolo minacciarono infatti l'Impero assiro e furono sconfitti da Tiglat-Pileser I. A partire da una ristretta zona dell'Anatolia centro-occidentale, tra la Bitinia e il fiume Halys, il regno dei Frigi si espanse progressivamente verso est e verso sud-ovest, fino a toccare la massima espansione nel VII secolo a.C. In quel periodo giunse a includere quasi tutta la metà occidentale dell'Anatolia, inclusa Ancyra, ma non ebbe mai il controllo delle regioni costiere della Licia, della Lidia e della Caria, né tantomeno delle polis greche della costa orientale del Mar Egeo.
Al VII secolo risalgono anche i regni dei due più celebri sovrani frigi: Gordio, eponimo della capitale del regno, Gordio, e ricordato dalla mitologia greca per il celebre nodo insolubile che aveva collocato nel tempio di Zeus e che soltanto Alessandro Magno avrebbe saputo sciogliere, e suo figlio Mida, dalla leggendaria ricchezza. Secondo la leggenda, Mida si suicidò dopo esser stato sconfitto dai Cimmeri, popolo iranico di saccheggiatori calato anch'esso in Anatolia a partire dalle steppe a nord del Mar Nero, attraverso il Caucaso. Nella tomba di Mida, presso Gordio, è stato rinvenuto un ricco e vario corredo funebre, privo tuttavia di qualsiasi oggetto d'oro, probabilmente a causa delle razzie cimmere. Il regno dei Frigi non si riprese mai completamente dopo l'incursione dei Cimmeri. Già sul finire del VII secolo la nuova potenza egemone dell'Anatolia occidentale divenne la Lidia e nel VI la Frigia fu sottomessa all'Impero persiano. Soldati frigi entrarono nell'esercito di Serse impegnato nella spedizione contro la Grecia.
Il declino continuò, tanto che numerosi Frigi divennero schiavi venduti nelle città greche. La scomparsa dei Frigi come popolo autonomo fu tuttavia dovuto all'invasione del 275 a.C. dei Galati, popolo celtico proveniente dall'Europa centrale: la Frigia occidentale fu annessa al Regno di Pergamo, mentre la parte orientale entrò a far parte della Galazia, il potentato dei nuovi conquistatori. Le scarse testimonianze sulla società dei Frigi non consentono una descrizione completa, tuttavia le tracce rimaste lasciano scorgere un miscuglio di elementi tipicamente indoeuropei, di impronta nomade e guerresca, e di altri tratti dalle culture agricole già esistenti da secoli nei territori di insediamento storico del popolo. Probabilmente i Frigi, secondo un modello tipico di numerosi processi di invasione indoeuropea, costituirono un'aristocrazia militare che si impose sulla popolazione preesistente, costituita nel territorio dagli ittiti. Tra i tratti più marcatamente indoeuropei spicca la loro notoria competenza nell'allevamento dei cavalli e nel loro impiego, anche a fini bellici.
Grandi latifondi appartenevano ai santuari, i cui sacerdoti erano totalmente autonomi nella loro gestione. Anche la religione dei Frigi mostra elementi di sincretismo tra elementi indoeuropei e non indoeuropei: la divinità principale era infatti la Grande Madre preindoeuropea, esattamente come presso i vicini Luvi (che la chiamavano Kubaba), Lidi (Kybeba) e Greci (Cibele), che probabilmente la conobbero proprio attraverso la mediazione frigia. Il nome frigio della dea era Kubila. Tra le altre divinità adorate vi era il dio indoeuropeo della volta celeste, Mazeus (equivalente allo Zeus greco). Le testimonianze della lingua frigia sono limitate, costituite da glosse in fonti greche e, soprattutto, da un corpus epigrafico, composto da due gruppi ben definiti, definiti "frigio antico" (VIII-VI secolo a.C.) e "frigio tardo" (II-IV secolo d.C.). La scarsità delle attestazioni consente di individuare la chiara indoeuropeicità del frigio e alcune sue caratteristiche, ma non una descrizione completa della lingua, né tantomeno un suo chiaro inquadramento dialettologico.
Deriva dall'indoeuropeo del tardo III millennio e foneticamente presenta a/o differenziate, *ō > /u/ (come l'armeno), una "rotazione consonantica" (*d > /t/, *dh > /d/, *t > /t/, ancora con analogie con l'armeno), *-m > -n (come il greco). Morfologicamente, il frigio presenta l'aumento come marca del plurale. I Greci attribuivano ai Frigi l'invenzione della favole con animali; in effetti, essi furono piuttosto mediatori di tale genere, probabilmente desunto dalle culture mesopotamiche e risalente piuttosto ai Sumeri. Nelle arti materiali, i Frigi, ricordati dalla storia come popolo industrioso e raffinato, erano considerati nell'antichità gli inventori del ricamo (presso i Romani il phrigianus era il "ricamo d'oro"), del flauto e di altri strumenti musicali. Un loro ornamento decorativo tradizionale era la svastica, tipicamente indoeuropea.
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