I Selgiùchidi (oppure Turchi Selgiuchidi, in turco Selçuklular; in persiano سلجوقيان, Saljūqiyān; in arabo سلجوق?, Saljūq oppure السلاجقة, al-Salājiqa) furono una dinastia turca il cui ramo principale elesse la sua residenza in Persia (Isfahan). Di fede musulmana sunnita, i Selgiuchidi governarono parte dell'Asia centrale, del Vicino e del Medio Oriente dall'XI al XIV secolo. Essi crearono l'Impero selgiuchide che si estendeva dall'Anatolia all'attuale Xinjiang ed era il più vasto del suo tempo. L'Impero selgiùchide (in turco: Büyük Selçuklu Devleti; in persiano: دولت سلجوقیان; in arabo: الدولة السلجوقية), o Grandi Selgiuchidi, fu un grande impero medievale musulmano sunnita originato dal ramo Qynyq dei Turchi Oghuz, dominato dalla dinastia selgiuchide, esteso dall'Hindu Kush all'Anatolia e dall'Asia centrale al Golfo Persico nei secoli XI e XII. Dalla loro terra natale presso il Lago d'Aral, i Selgiuchidi avanzarono prima sul Khorasan e poi sulla Persia prima di conquistare infine l'Anatolia orientale.
Il loro impero era il più vasto del suo tempo, con una superficie di 3,9-4 milioni di km² all’apice. L'impero selgiuchide fu governato dapprima da Toghrul Beg dal 1037, dopo gli sforzi del fondatore della Dinastia selgiuchide Seljuk nel primo quarto dell'XI secolo. Il padre di Seljuk aveva una posizione preminente nello stato Oghuz Yagbu e diede il suo nome sia all'impero che alla dinastia. I Selgiuchidi unirono il frammentato scenario politico del mondo islamico orientale e giocarono un ruolo chiave nella Prima e Seconda Crociata. Fortemente persianizzati nella cultura e nella lingua, i Selgiuchidi ebbero un ruolo importante anche nello sviluppo della tradizione turco-persiana, esportando la cultura persiana in Anatolia. L'impero era governato come una sorta di confederazione di principi, gli atabeg, nominalmente sottomessi ai sultani e al Gran Sultano o Shah. I Selgiuchidi erano alleati con gli Shah Samanidi di Persia, contro i Karakhanidi. I Samanidi comunque persero contro i Karakhanidi e gli emergenti Ghaznavidi e vennero coinvolti in una lotta per il potere nella regione prima di poter stabilire una loro base indipendente.
Nel 1072, assicurato il proprio confine settentrionale, lo Shah rivolse la sua attenzione alla regione della Transoxiana, con l'intenzione di sottometterla, morendo però nel corso della campagna. Ad Alp Arslan succedette il figlio Malik Shah I, il quale, insieme ai suoi visir persiani, Nizām al-Mulk e Tāj al-Mulk, espanse lo Stato selgiuchide in varie direzioni, fino ai confini della Cina a est e contro i Bizantini a ovest. Spostò la capitale da Rey a Isfahan. Nizām al-Mulk stabilì il sistema militare Iqta e l'Università Nizāmīyyah a Baghdad, e il regno di Malik Shah fu reputato l'età dell'oro dei "Grandi Selgiuchidi". Il Califfo abbaside lo intitolò "Sultano dell'Est e dell'Ovest" nel 1087. Subito dopo la sconfitta dei bizantini a Manzicerta, Malik Shah mise gli occhi sull'Anatolia, che, trasformata in terra di pascoli dall'amministrazione della nobiltà bizantina, si offriva come terra ideale per la migrazione delle tribù di allevatori-guerrieri turkmeni al seguito dei Selgiuchidi. Malik affidò il compito al cugino Suleyman ibn Qutulmish, che, tra il 1073 e il 1081 occupò gran parte dell'Anatolia, costituendovi l'autonomo Sultanato di Rum, vassallo dell'impero di Malik Shah.
La capitale del nuovo stato venne posta a Nicea, conquistata nel 1077. Nel 1085 Suleyman ottenne anche la consegna di Antiochia e dell'intera Cilicia, seguite, nel 1086, dalla grande città di Edessa. Allo stesso tempo Malik affidò al fratello Tutush I il compito di occupare la Siria, formandovi un sultanato. Tutush, per affermare il proprio potere, fece quindi assassinare nel 1079 l'emiro selgiuchide di Damasco Atsiz, divenendo l'unico signore delle terre comprese tra l'Egitto e Aleppo, sua vassalla. Dopo la caduta di Antiochia ed Edessa, però, i due sultanati di Nicea e Damasco entrarono in conflitto: nella battaglia che ne seguì Suleyman, signore di Nicea, venne trucidato dal cugino Tutush, signore di Damasco. All'evento seguì un periodo di caos nel dominio selgiuchide d'Anatolia, sino a quando non intervenne nel 1092 lo stesso Malik Shah, nominando nuovo sultano di Nicea Qilij Arslan I, figlio di Suleyman.
Egli, per liberarsi dalla minaccia rappresentata dal suocero Chaka, emiro di Smirne, lo fece immediatamente assassinare, liberando però in tal modo anche i Bizantini dalla minaccia rappresentata dal signore di Smirne. Dopo la morte di Malik Shah, nel 1092, si aprì nell'impero un'aspra lotta di successione tra i suoi figli destinata a durare un decennio. Nel 1095, poi, morì anche Tutush, sultano di Damasco, il cui regno venne spartito tra i figli Duqaq, signore di Damasco, e Riḍwān, signore di Aleppo, che però faticavano a mantenere il controllo sui signori locali, mentre i Fatimidi riprendevano l'offensiva in Palestina, Tripoli si rendeva indipendente e l'atabeg di Mosul minacciava la stessa Aleppo. I resti del breve sultanato di Siria vennero travolti in pochi anni dalle nuove dinastie emergenti degli Artuqidi e dei Buridi, in parte vassalle dei Selgiuchidi di Persia, in parte degli Abbasidi di Baghdad che, con il declinare della potenza turca, cercavano di sottrarsi alla tutela dei Grandi Selgiuchidi. Altra minaccia alla stabilità dell'impero era rappresentata poi dalla setta degli Ismailiti Nizariti, che, dopo essere stati al centro di numerose campagne militari di repressione durante il regno di Malik Shah, avviarono, sotto la guida di Ḥasan-i Ṣabbāḥ una campagna di esecuzioni terroristiche, mirate a colpire capi politici e militari selgiuchidi che essi ferocemente avversavano, anche perché sunniti.
Ciò servì a renderli famosi come la Setta degli Assassini. Una delle prime vittime della setta era stato proprio il vizir di Malik Shah, Nizam al-Mulk, trucidato nel 1092. Dopo essere emerso come Gran Sultano da una lunga serie di guerre dinastiche, nel 1141 lo shah Ahmed Sanjar, preoccupato per l'espansione dei mongoli Kara Khitay, che avevano appena occupato la Transoxiana, marciò contro di loro affrontandoli a Samarcanda: disastrosamente sconfitto, riuscì a stento a salvare la propria vita fuggendo. La battaglia provocò per i Selgiuchidi la perdita della Corasmia, che divenne stato vassallo dei Kara Khitai e iniziò una campagna di aggressione contro i propri precedenti signori. Il sovrano corasmio Anushtigin, approfittando della debolezza dei Selgiuchidi nell'Iran, iniziò una rapida espansione ai loro danni, che portò nel 1153 alla cattura dello stesso Gran Sultano Ahmed. Ahmed, liberato nel 1156, cadde l'anno successivo e venne sepolto a Merv. La sua morte segnò la fine dell'unità per il grande sultanato selgiuchide e la perdita del Khorasan. In Persia occidentale e meridionale e in Mesopotamia, signorie selgiuchide sopravvissero ancora per un certo tempo, raccolte attorno ai sovrani selgiuchidi di Hamadan e Kerman.
Nel 1186, tuttavia, Muhammad-Shah ibn Bahram-Shah di Kerman venne sopraffatto dai Turchi Oghuz, fuggendo a oriente presso i Ghuridi. Nel 1194 anche Tughrul III di Hamadan perse i suoi territori a vantaggio dei Corasmi. Più a occidente, invece, l'anatolico Sultanato di Rum sopravvisse ancora per circa un secolo, sino all'invasione dei Mongoli dell'Ilkhanato. Il potere selgiuchide giunse al suo culmine sotto Malik Shah I, e sia i Karakhanidi che i Ghaznavidi dovettero riconoscere la sovranità dei Selgiuchidi.
Il dominio selgiuchide fu stabilito sugli antichi domini sassanidi, in Iran e Iraq e includeva l'Anatolia oltre a parti dell'Asia Centrale e del moderno Afghanistan. Il governo selgiuchide fu modellato sull'organizzazione tribale portata dai conquistatori nomadi e assomigliava a una 'federazione familiare'. Sotto questa organizzazione il leader della famiglia più importante assegnava ai membri della famiglia porzioni del suo dominio come proprietà autonome. Quando Malik Shah I morì, nel 1092, l'impero si divise per i contrasti insorti tra suo fratello e i quattro figli circa le porzioni dell'impero da spartirsi. In Anatolia, a Malik Shah I succedette Qilij Arslan I, fondatore del Sultanato di Rum, e in Siria suo fratello Tutush I. In Persia gli succedette suo figlio Mahmud I il cui regno fu contestato dai tre fratelli: Barkiyaruq in Iraq, Muhammad I a Baghdad e Ahmed Sanjar in Khorasan. Alla morte di Tutush I i suoi figli Ridwan ibn Tutush e Duqaq I ereditarono rispettivamente Aleppo e Damasco e si combatterono fra di loro fino a dividere la Siria in due emirati in aperto antagonismo.
Nel 1118 il terzo figlio Ahmed Sanjar salì a capo dell'impero. Il suo nipote, figlio di Muhammad I, non riconobbe la sua ascesa al trono e Mahmud II si proclamò a sua volta sultano e stabilì la sua capitale a Baghdad, fino al 1131 quando fu ufficialmente deposto da Ahmed Sanjar. Negli altri territori del nominale Impero selgiuchide c'erano gli Artuqidi, nella Siria nord-orientale e nella Mesopotamia settentrionale, che controllarono Gerusalemme fino al 1098. Nell'Anatolia orientale e Siria settentrionale fu fondata invece la dinastia Danishmendide che si contese territori con il Sultanato di Rum. Infine Kerbogha esercitava grande indipendenza, in veste di atabeg di Mosul. Gli Stati fratturati dei selgiuchidi erano più concentrati a consolidare i loro territori e ottenere il controllo di quelli vicini che nel cooperare contro gli invasori della Prima Crociata. I selgiuchidi avevano facilmente sconfitto l'impreparata Crociata dei poveri arrivata nel 1096, ma non poterono fermare l'avanzata delle armate della successiva prima crociata, che prese importanti città come Nicea, Iconium, Kayseri e Antiochia nella sua marcia verso Gerusalemme, e nel 1099 infine catturò la Terra Santa, creando i primi Stati crociati.
I selgiuchidi avevano già perso la Palestina a vantaggio dei Fatimidi, che l'avevano occupata appena prima dell'arrivo dei Crociati. Ahmed Sanjar dovette fronteggiare le rivolte dei Karakhanidi in Transoxiana, dei Ghuridi in Afghanistan e dei Qarluq nel moderno Kirghizistan, oltre all'invasione dei nomadi Kara Khitay a est, i quali distrussero lo Stato vassallo selgiuchide dei Karakhanidi orientali. Alla battaglia di Qatwan contro i Kara Khitay, nel 1141, Sanjar perse tutte le sue province orientali fino al Syr Darya, incluso il vassallaggio dei Karakhanidi occidentali. In questo periodo il conflitto con gli Stati Crociati fu intermittente, e dopo la Prima Crociata sempre più spesso gli atabeg indipendenti si allearono con i Crociati contro altri atabeg gareggiando gli uni contro gli altri per territori. A Mosul Zengi successe a Kerbogha come atabeg e cominciò con successo a consolidare gli atabeg della Siria. Nel 1144 Zengi catturò Edessa, sconfiggendo l'alleanza tra la Contea di Edessa e gli Artuqidi. Questo evento scatenò la Seconda Crociata. Nur ad-Din, uno dei figli di Zengi che lo successe come atabeg di Aleppo, creò un'alleanza nella regione in opposizione alla Seconda Crociata, che arrivò nel 1147. I Selgiuchidi erano educati al servizio delle corti Musulmane come schiavi o mercenari. La dinastia portò nuova vita, energie e unione alla civiltà Islamica, fino ad allora dominata da Arabi e Persiani. Secondo i Selgiuchidi, essi portarono ai Musulmani "spirito di combattimento ed aggressività fanatica". I Selgiuchidi erano anche mecenati di arte e letteratura. Sotto il dominio selgiuchide furono fondate delle università. Il loro regno è stato caratterizzato da astronomi persiani come Omar Khayyám ed il filosofo persiano Al-Ghazali.
Wikipedia: Impero Selgiuchide
immagine: L'Impero Selgiuchide nel 1092