La maggioranza dei rabbini e della popolazione accettava la sottomissione di Roma come fase transitoria ma necessaria in quanto voluta da Dio in preparazione dell'avvento dell'età messianica, dilazionata ad una data indefinita. L'accento era posto sull'abbandono delle armi e sullo studio e osservanza della Legge. In alcuni ambienti della Palestina e della Diaspora prevaleva invece una convinzione di matrice apocalittica, ovvero che la distruzione di Gerusalemme e del Tempio fosse il momento culminante del periodo di tribolazione antecedente l'era divina con l'immancabile vittoria giudaica. Queste idee trovarono espressione in una produzione letteraria fra il 70 e il 135, l'Apocalisse di Baruc e il Quarto libro di Esdra dove ci si interroga sulla distruzione del Tempio e sul suo significato, con allegorismi vari: il leone è il Messia e l'aquila che soccombe è l'Impero Romano.
A questa produzione letteraria si aggiungevano idee come quella che Nerone fosse ancora vivo dopo il 69, finalizzato all'abbattimento della potenza romana. Nerone diventava così una figura che assumeva un ruolo positivo ove, colpendo i suoi connazionali, li avrebbe puniti anche per la distruzione del Tempio e per la persecuzione di Israele (raccolta Oracoli sibillini).
Wikipedia: Seconda guerra giudaica